11 settembre 2001 - Testimonianze - 13/09/01

13/09/01. Urp del Dipartimento della Funzione Pubblica - Fabio Ciccolini


"Forse viviamo in um mondo pieno di irrazionalità e contraddizioni. L'attentato omicida al cuore di New York è stato un atto irrazionale, pazzesco, assurdo. Abbiamo visto la morte in diretta televisiva, perchè chi lo ha concepito pensava proprio a questo, pensava alle immagini che sarebbero state diffuse in tutto il pianeta.
Abbiamo visto decine e decine di volte quelle immagini, gli aerei schiantarsi contro i grattacieli, i grattacieli disintregrarsi; abbiamo visto gente buttarsi nel dai piani alti cercando forse una morte meno violenta. Il tutto rigorosamente in diretta, rispettando il dovere di cronaca. Scene terrificanti e spettacolari. Mi domando: è stato giusto mandarle in onda? E' stato giusto farle vedere decine e decine di volte, come se si trattasse di una soap opera, a tutte le ore della giornata? Farle vedere a tutti, anche a dei bambini e a persone che comunque non potevano difendersi o che non potevano - se lo volevano - spegnere il televisore. Non era meglio proporle in modo diverso? Non so se c'è un modo giusto e uno sbagliato, non lo so. Forse sto solo dicendo delle sciocchezze.
Penso che se si mandano in onda delle immagini di violenza generate da dei delinquenti si amplifica la violenza stessa, si dilatano i confini della razionalità, si fa il gioco di questi pazzi, che altro non vogliono se non salire in prima pagina e diventare protagonisti. Probabilmente è in atto una lotta tra gruppi per la conquista della leadership eversiva e fondamentalista. A tutti i livelli. A livello religioso, lo abbiamo visto a proposito dei fondamentalisti del "reverendo" Moon nel caso Milingo. Usare il caso Milingo e i suoi effetti mediatici per conquistare nuovi adepti, screditare l'immagine della Chiesa cattolica. E lo vediamo oggi con il vile l'attentato di due giorni fa. Spostare il controllo di alcune masse, conquistare il controllo delle loro menti e la leadership eversiva. Il tutto rigorosamente in diretta, come in uno spettacolo di varietà. So che molti di voi non saranno d'accordo con questo discorso. Ma il massimo effetto nell'etere globale è stato ottenuto.A livello di conoscenza dei fenomeni, forse si svilupperà una spaccatura, una rottura tra chi contesta pacificatamente e chi lo fa violentemente, usando dei mezzi assurdi. Io spero che, chi lo desidera, possa continuare a contestare in maniera civile, senza avere paura. Il mio non vuole essere uno sfogo bacchettone. Vorrei comunque testimoniare la mia vigilanza democratica, magari usando questa nostra piccola comunità. Ho rispetto per quei morti e per il dolore delle loro famiglie. Ho una profonda tristezza. ."


13/09/01. L' Urp dell'ARPA del Piemonte - Salvatore Tonti
"io non ho una risposta alle domande di Fabio Ciccolini; posso dire questo: io non possiedo un televisore ma ho chiesto ospitalità per poter vedere quelle immagini nei telegiornali, sentivo le parole del tutto insufficienti a descrivere l'enormità dell'evento. Ieri alla radio ho ascoltato la testimonianza di un papà che si è casualmente ritrovato con la sua bambina a vedere quelle immagini: e la bambina ha chiesto "perchè papà hanno fatto questo ?" Forse che i bambini le abbiano viste quelle immagini non è negativo, anche loro hanno fame di risposte, sono intellegenze e sensibilità che meritano attenzione e rispetto da parte nostra; nascondere loro la realtà forse è proprio una mancanza di rispetto verso la loro intelligenza. Il problema è che quel papà, come tutti noi credo, non ha saputo rispondere alla sua bambina. Forse, per quanto riguarda la nostra ristretta comunità di operatori pubblici, dobbiamo chiederci: che possiamo fare ? Un vecchio slogan ambientalista diceva: pensare globalmente agire localmente. Dunque: con il nostro lavoro localizzato possiamo dare un contributo, sia pure modesto, al cambiamento della realtà globale ?


13/09/01. L' Urp dell' Università degli Studi di Torino- Maria Paola Borio
"Desidero ricollegarmi alla domanda lasciata in sospeso da Salvatore "quale può essere il nostro contributo?" e portare una parola di speranza. Questa mattina ho accompagnato mio figlio Enrico a scuola (2° elementare) e le maestre ci hanno chiesto di onorare gli innocenti periti in questa strage impegnandoci in modo particolare ad educare i bambini alla tolleranza ed alla comprensione. Credo che in queste parole ci sia la chiave di volta per portare il nostro contributo perchè possiamo trasmettere i valori della tolleranza e della comprensione "comunicando" a chi ci sta intorno e a chi viene a contatto con noi la nostra disponibilità al dialogo, la nostra speranza per un futuro migliore, meno faticoso, con servizi per tutti, accessibili a tutti e più umani. Forse sarà come un sasso gettato in uno stagno: i cerchi pian piano sono sempre più larghi!

 



Ultimo aggiornamento: 15/11/04